Rif: 052
Comune: Guspini
Il mulino è riportato nella Tav. 31 della cartografia del Real Corpo di Stato Maggiore Generale (Catasto De Candia, Comune di Guspini, anno 1844). Riferito a un periodo poco precedente, il simbolo di opificio idraulico è riportato lungo lo stesso corso d’acqua nel F° 35 “Arquentu” del ”Atlante dell'Isola di Sardegna alla scala 1:50.000” (Ril. Alberto La Marmora - Carlo De Candia, 1834-1839). L’opificio è presente lungo il Fiume Terramaistrus nella cartografia I.G.M. F° 224-225 in scala 1:100.000 (C. Pecora – Guspini, ril. 1898), nonché nel dettaglio in scala 1:25.000, F° 225 IV S.E. (Guspini, ril. 1898) con il toponimo “M° De Montis”. Lo stesso compare nella Sez. E, Foglio 26 in scala 1:2.000 del primo impianto del catasto del Comune di Guspini (ante 1931), sulla sinistra idrografica del Rio Terra Maistus, raggiunto da una derivazione innestata sul fiume principale e che, oltre a questo mulino, serve prima altri mulini, tra cui uno immediatamente a monte (rif. 235).
Il mulino conserva i caratteri architettonici, tecnologici e, in genere, funzionali dell’attività molitoria per la quale era stato costruito. L’ampia gora, tracciata nel terreno e delimitata da conci in pietra immediatamente prima dell’innesto all’edificio, consentiva contemporaneamente l’immissione del flusso idrico in due distinti meccanismi molitori attraverso le rispettive docce; naturalmente il funzionamento di uno qualsiasi dei due meccanismi poteva essere escluso sbarrando il passaggio dell’acqua tramite una semplice tavoletta posta a chiusura della canaletta (paratia), della quali ancora si notano le incisioni di innesto nella pietra. Nella facciata dell’edificio rivolta a valle sono ben evidenti i due ampi vani affiancati delle ruota orizzontali (oggi ben conservate assieme ad altre parti del mulino dall’attuale Proprietario). L’acqua, una volta servito il mulino, proseguiva il suo decorso lungo il canale artificiale scavato nel terreno per servire gli opifici più a valle. La struttura dell’edificio, esternamente intonacata, è probabilmente costruita mediante grosse pezzature di pietrame arrotondato, con disposizione ad opera incerta, e inserimenti di ciottoli, di natura fluviale e origine poligenetica, prevalentemente di tipo granitoide e vulcanico. Oltre al corpo principale dell’opificio, presenta anche un corpo addossato (costruzione successiva ?) adibito all’abitazione del mugnaio e un piccolo locale in ladiri (impasto di fango e paglia), poco distante dal mulino, adibito a deposito attrezzature e stalla. Per tipologia costruttiva questo mulino è assimilabile al Mulino Fenu (rif. 050), ubicato poco più a monte nello stesso canale.